“La nostra tecnologia funziona sulla terra per prendere un frutto, ma funziona anche nello spazio in assenza di gravità e pressione”. Dalle mele ai satelliti. Si potrebbe raccontare così la parabola di Adaptronics, startup spinoff dell’Università di Bologna specializzata in dispositivi di presa elettro-adesiva.

A raccontare la sfida di un gruppo di ricercatori che a partire da un’idea di ricerca ha dato vita ad un’impresa che ora guarda alla stelle, è Lorenzo Agostini, ingegnere e cofondatore dell’azienda.

Un’idea di impresa che non sta passando inosservata. Adaptronics, pur giovanissima, è una startup ormai pluripremiata, è andata in Silicon Valley a farsi conoscere e nel 2021, tra i tanti riconoscimenti, ha vinto il Premio ricercatori della Call4ideas di Think4Food, il progetto di Open Innovation di Legacoop Bologna, e il Premio nazionale dell’innovazione di PmiCube nel settore industrial.

“Il nostro obiettivo – racconta Lorenzo Agostini – è testare i nostri dispositivi nello spazio entro un anno e mezzo“. La tecnologia alla base di Adaptronics è frutto di anni di ricerche nei laboratori di meccanica avanzata dell’ateneo bolognese e sostanzialmente funziona così: al posto di usare ventose o dispositivi magnetici, il team di Agostini ha messo a punto dispositivi capaci di prendere oggetti grazie a impulsi elettrici capaci di attivare membrane elettro-adesive.

Semplificando il principio di funzionamento è lo stesso di quando, spiega Agostini, “si strofina un palloncino sul corpo e quello rimane appiccicato”.

I vantaggi? Il consumo ridottissimo, ma anche la versatilità. “Terra, spazio, futuro”, è ormai lo slogan dell’azienda. La tecnologia di Adaptronics funziona sulla terra – nasce come soluzione per la movimentazione merci – e infatti uno degli obiettivi dell’azienda è creare un prototipo pensato per l’agritech, ma i sistemi elettrostatici possono funzionare anche nello spazio e avere applicazioni nella logistica spaziale.

“Da tempo si sta sviluppando tutta un’industria basata sui satelliti – spiega Agostini – e uno dei problemi in questo momento è rappresentato da quei satelliti che esauriscono il carburante per evitare i detriti spaziali. Enormi investimenti rischiano di essere dilapidati, considerando che i satelliti in orbita in media non riescono ad andare oltre la metà dell’aspettativa di vita prevista dai loro creatori: ad esempio, 7 anni al posto di 15”.

Cosa può fare Adaptronics? Il lavoro è già in atto a Torino, negli spazi dell’ESA BIC , l’European Space Agency Business Innovation Center.

Adaptronics ha avuto accesso ad un programma di incubazione per giovani startup. In condizioni simili a quelle presenti nello spazio – ad esempio assenza di gravità e termovuoto – le mani meccaniche elettro adesive di Adaptronics vengono sperimentate e osservate. L’obiettivo è testarle in orbita per un primo test reale appena possibile.

“L’industria della logistica spaziale ha creato satelliti capaci di recuperare altri satelliti, rifornirli e rimetterli in orbita. I satelliti che hanno bisogno di assistenza vengono catturati con ganci speciali che si adattano a ciascuna macchina. La tecnologia che stiamo sviluppando permetterà di avere a disposizioni dispositivi di presa universali che non avranno bisogno di questa specializzazione, che funzioneranno per tutti i satelliti in orbita senza rovinare nella “presa” elementi delicati come i loro circuiti elettronici.

Lorenzo Agostini, fondatore di AdapTronics

 

“I nostri sistemi elettrostatici funzionano sottovuoto e non dissipando calore. Se siamo arrivati qui è merito della tantissima ricerca di base fatta dall’Alma Mater di Bologna”, racconta Agostini. L’azienda, a tutti gli effetti una giovane startup nata da circa un anno, è uno spin off dell’Università di Bologna.

Al momento in Adaptronics lavorano soprattutto ingegneri, ma a breve il team si allargherà ad esperti del settore del marketing.
Non c’è solo lo spazio. Nel futuro dell’azienda, ovviamente, c’è anche l’agrifood. Allo studio è infatti una prima versione dimostrativa di un dispositivo di presa capace di agevolare chi lavora nei campi. Una sorta di braccio bionico, con all’estremità la tecnologia brevettata da Adaptronics.

Da destra Lorenzo Agostini, Nicolò Berdozzi e Marco Caselli. Il progetto AdapTronics è nato nei laboratori dell’università di Bologna

“Stiamo immaginando un sistema capace di migliorare l’ergonomia di presa, che consenta alle persone di fare movimenti più leggeri e sforzi minori”. Una mela o un pomodoro, nella visione di Adaptronics, potranno essere raccolti nei campi o sugli alberi grazie a mani meccaniche dotate di dispositivi di presa elettro-adesivi, capaci di “appiccicarsi” con grazia al cibo, senza rovinarlo e senza chiedere troppi sforzi a chi sta lavorando.