In una recente indagine della Commissione europea, l’Italia nel 2020 si è confermata il Paese con il più alto tasso di disoccupazione tra gli under 25: solo il 31,8% delle ragazze e il 27,8% dei ragazzi hanno un impiego. La pandemia da Covd-19 non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Per contrastare questo scenario, da un lato ci sono le iniziative delle istituzioni e delle cooperative per sviluppare politiche di formazione, inserimento e innovazione, ma dall’altro ci sono anche le risposte dal basso, con i progetti avviati direttamente da ricercatori e giovani imprenditori che si sono lanciati nel mondo delle startup e degli spin off universitari, mettendo alla prova le loro competenze e abilità nel mercato del lavoro. Il fil rouge che accomuna queste due strade è l’idea di creare un futuro più sostenibile per la crescita economica e sociale della comunità e la salvaguardia economica del nostro pianeta, in risposta all’SDG 8 (“Decent work and economic growth”) e all’SDG 13 (“Climate action”) dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.
Al tema “Young Talents in Action for Sustainability” è dedicato il quinto episodio dei “Think4Food talk”, la serie ideata da Legacoop Bologna e Future Food Institute per promuovere la nuova edizione della Call for ideas di Think4Food, a cui hanno partecipato Laura Baiesi del coordinamento Generazioni Legacoop Bologna, Lorenzo Ippolito e Luca Bertolasi della startup Lac2Lab e Alessandro Toni di Chemicle Science. Moderatore, Francesco Castellana del Future Food Institute.
Per il protagonismo dei giovani cooperatori
Generazioni è il coordinamento dei giovani under 40 che operano nelle cooperative e nella struttura associativa e di sistema di Legacoop. Il suo obiettivo è proporre politiche e strumenti di sviluppo, innovazione e sostenibilità, con particolare attenzione ai temi del ricambio generazionale, della formazione e della crescita dei cooperatori. “Generazioni Bologna si è ufficialmente costituito nel novembre 2018 e oggi conta circa 30 partecipanti, divisi in due gruppi di lavoro tematici – spiega Laura Baiesi –: il primo sviluppa l’identità cooperativa e va a ricercare cosa significa essere un giovane cooperatore oggi: il secondo è sul tema della sostenibilità e dell’innovazione”.
“Facendo parte della rete di Legacoop Bologna, abbiamo voluto incontrare le persone che nel quotidiano si occupano di sviluppare piani di sostenibilità e innovazione all’interno delle proprie cooperative. Siamo stati al momento in 6 imprese – Granarolo, Piazza Grande, Cns, Camst, Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno –, raccogliendo informazioni, stimoli e spunti”. Le interviste, realizzate prime del lockdown, sono pubblicate sul sito Vicoo – Visioni cooperative. Un tema emerso con forza è quello dell’innovazione organizzativa: “Significa innanzitutto investire nella formazione dei cooperatori, ma anche diffondere una cultura del cambiamento, dare più spazio ai giovani e sviluppare meccanismi collaborativi”.
Bio-plastiche e additivi per la ricerca dagli scarti del latte
Il talk è continuato con una tavola rotonda che ha visto confrontarsi Lorenzo Ippolito e Luca Bertolasi, co-founder di Lac2Lab con Alessandro Toni, CEO di Chemicle. Lac2Lab è un progetto imprenditoriale, premiato nel 2019 dalla Call for ideas di Think4Food, finalizzato a trasformare il latte bovino, in scadenza o già scaduto, in un additivo da utilizzare nelle colture cellulari nella ricerca in ambito medico, andando a sostituire un reagente ricavato provocando sofferenze agli animali. Chemicle è una startup che vuole sviluppare un processo chimico innovativo per produrre, a partire da componenti presenti nel siero del latte, una molecola che fungerà da precursore per l’ottenimento di bio-plastiche ad elevate prestazioni.
“La nostra idea progettuale parte da una constatazione, che una bottiglia di latte su 6 viene sprecata – dice Lorenzo Ippolito di Lac2Lab –. Il latte ha delle proprietà nutritive che sono note a tutti e quindi ci siamo chiesti: perché non poter nutrire anche delle cellule? Il latte contiene zuccheri, proteine e fattori di crescita, che permettono alle cellule di proliferare”. Perché buttarlo, quindi, dal momento che può avere diverse applicazioni? “Quello che vorremmo fare è lavorare anche sugli scarti che noi stessi genereremmo, riutilizzando i residui delle nostre lavorazioni, per esempio per produrre tessuti – continua Luca Bertolasi –. Il latte in polvere, invece, potrebbe essere utilizzato come test per determinare la presenza di proteine”.
“Per ricavare le bio-plastiche attualmente vengono utilizzate soprattutto le biomasse di origine vegetale – spiega Alessandro Toni di Chemicle –. Noi, invece, abbiamo scelto le bio-plastiche di origine animale per 3 motivi: il primo è che tutti noi 3 co-founder siamo di Modena e conosciamo bene il problema del siero di latte, uno scarto prodotto in grande quantità dall’industria casearia, molto inquinante e che non viene attualmente valorizzato al meglio. Il secondo motivo è che la molecola ricavata dal siero di latte consentirebbe di ridurre del 70% l’emissione di anidride carbonica nella produzione della plastica. Il terzo motivo è che, rispetto alle biomasse di origine vegetale, il siero di latte è più facile da trattare”.