È dedicato alla food safety, ovvero alla necessità di disporre di alimenti sani e privi di rischi per la nostra salute, e in particolare ai suoi aspetti più tecnologici, il quarto episodio dei “Think4Food talk”, la serie ideata da Legacoop Bologna e Future Food Institute per promuovere la nuova edizione della Call for ideas di Think4Food. Nuove tecnologie e digitale hanno infatti avuto un impatto profondo nel ripensare la food safety, soprattutto nel periodo del Covid-19, in cui tracciabilità e trasparenza del prodotto hanno acquisito sempre più importanza tra i vari attori della catena di produzione e distribuzione. È stato un passo avanti verso il raggiungimento del nono SDG, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu: promuovere l’innovazione e un’industrializzazione equa e responsabile.

All’appuntamento “Tech Safety For Food” hanno partecipato Chiara Faenza di Coop Italia, Marco Vitale di Foodchain e Giuseppe Coletti di Authentico. Moderatore, Francesco Castellana del Future Food Institute.

L’uovo “alla Coop”: trasparenza e tracciabilità

Nell’ultimo anno, un progetto pilota di tracciabilità attraverso la blockchain è stato sperimentato da Coop Italia, il principale retailer presente con oltre 1.100 punti vendita in 18 regioni e con una base sociale composta da 6,6 milioni di soci. “Noi siamo un retailer cooperativo e in quanto tale abbiamo forti valori fondanti all’interno del nostro Dna – spiega Chiara Faenza, responsabile Sostenibilità e Innovazione valori di Coop Italia –. Cerchiamo di trasformare questi valori in testimonianze concrete, a partire dal nostro prodotto a marchio, che consta di oltre 4.500 referenze, 2,7 miliardi di fatturato e oltre 500 fornitori”.

Il prodotto a marchio Coop deve rispondere ad alcuni requisiti: “Dev’essere conveniente, buono, sicuro, ecologico, etico, ma anche trasparente, ed è in relazione a questo valore che abbiamo deciso di implementare il progetto pilota”, che ha coinvolto tutta la filiera produttiva in modo da poter “prevenire i rischi specifici nei diversi punti critici”. Coop ha un presidio stretto sulle filiere: seleziona i fornitori, con cui definisce rigorosi capitolati e disciplinari; inoltre effettua verifiche ispettive dal campo allo stabilimento. “Questo sistema di controllo è certificato da 2 enti indipendenti, che garantiscono tutto il nostro operato nel tempo”.

Il progetto pilota, sviluppato dalla startup francese Connecting Food, ha riguardato nello specifico la tracciabilità delle uova a marchio Coop, la cui filiera coinvolge 7 mangimifici, 2 incubatoi, oltre 30 svezzatoi e allevamenti, 9 centri di imballaggio e 4 fornitori, per una produzione complessiva di 200 milioni di uova all’anno, di cui quelle biologiche rappresentano la referenza più venduta. Proprio sulle confezioni di uova bio è stato apposto un QR Code attraverso cui i consumatori possono accedere a informazioni e video su allevamento, centro di confezionamento, data di deposizione e quella di confezionamento. In una successiva indagine “chi ha scansionato il QR Code ha espresso livelli molto alti di soddisfazione, riconoscendo l’impegno di Coop nel rendere chiare e trasparenti le informazioni”.

Tecnologia blockchain e un’app contro l’Italian sounding

Di tracciabilità si è parlato anche con gli altri due ospiti del talk. Marco Vitale è Ceo di Foodchain: fondata nel 2012, Foodchain è stata una delle prime aziende al mondo a trasportare la tecnologia blockchain nel campo alimentare per garantire la provenienza, la qualità e il valore del cibo nell’interesse di chi produce e a tutela di chi consuma. Giuseppe Coletti è invece Ceo e co-founder di Authentico, una startup che ha sviluppato un sistema di supporto al contrasto del fenomeno dell’imitazione di prodotti agro-alimentari italiani all’estero: attraverso un’app gratuita è possibile scansionare il codice a barre presente su una confezione per ricevere in tempo reale informazioni su produttore, territorio e denominazioni di origine, oltre alle ricette della tradizione legate a quello specifico prodotto.

Foodchain e Authentico collaborano da anni nella lotta all’Italian sounding, i prodotti spacciati come italiani nei negozi e nei ristoranti. “L’idea di Foodchain è nata proprio quando ero in Australia, quando mi trovai di fronte a una pizza calabrese con ananas e prosciutto cotto”, racconta Marco Vitale di Foodchain. Successivamente ci fu lo scandalo delle mozzarelle blu tedesche. “Food safety e blockchain vanno a braccetto – continua –: il fatto di avere una completa tracciabilità aumenta sia il grado di fiducia dei consumatori sia la sicurezza alimentare all’interno di tutti i vari attori della filiera”.

“In Italia le pratiche di food safety sono molto più ristrettive rispetto all’estero, siamo un’eccellenza da questo punto di vista – continua Vitale –. La tecnologia blockchain può dare un valore aggiunto ai prodotti italiani soprattutto all’estero, perché è proprio all’estero che vorrebbero avere la garanzia che quel cibo provenga davvero dall’Italia e abbia rispettato tutto ciò che le nostre leggi ci impongono”.

“Il Covid-19 ha portato nei consumatori una nuova concezione della salubrità del cibo – dice Giuseppe Coletti di Authentico –: oggi la trasparenza sta diventando il valore chiave, insieme alla sostenibilità e all’etica è un fattore imprescindibile per fare business. Con aziende e ristoranti abbiamo lavorato proprio per renderli il più trasparenti possibili, affinché potessero rassicurare il consumatore a scegliere i loro prodotti”.

“L’anno scorso l’export italiano ha fatturato 46 miliardi, ma chi ci imita ha fatto il doppio – continua Coletti –: ogni 3 prodotti italiani venduti all’estero, 2 sono dei fake. Il problema è che abbiamo una numerosità di prodotti incredibili: abbiamo quasi 900 prodotti Dop, il record mondiale; abbiamo 5.700 specialità alimentari; abbiamo 600 vitigni autoctoni. La sfida è comunicare questa diversità. Noi abbiamo scelto un approccio innovativo: quello di coinvolgere direttamente i consumatori e renderli ambasciatori del cibo italiano”. L’app di Authentico, per esempio, consente di segnalare i prodotti fake: “Riceviamo centinaia di segnalazioni al mese – conclude –: se fai sentire le persone importanti nella lotta comune per il made in Italy, le rendi proattive”.