Ogni anno si celebra la Giornata internazionale delle cooperative, che con la nascita degli SDGs è diventata un’occasione fondamentale per sottolineare quanto la sostenibilità sia un processo che deve partire da partnership e collaborazioni tra attori, per impattare in modo unico su economia, società e ambiente.

Questo è il focus di “Think4Food talk: Partnership for the goals”, il primo appuntamento della serie di eventi tematici targati Legacoop Bologna e Future Food Institute per promuovere la nuova edizione della call for ideas di Think4Food. Al centro ci sono gli SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, e in particolare l’obiettivo 17, che mira alla creazione e al rilancio di strategie collaborative e sinergiche a livello locale e globale.

Tra gli ospiti del talk, Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna, Cristina Petracchi, responsabile dell’e-learning Academy della Fao (Food and Agriculture Organization), Sara Teglia, project manager di Impronta Etica, e Domenico Canzoniero, fondatore di Ndb – Il Marketing Consapevole. A moderare Francesco Castellana, community manager di Future Food Institute.

 

L’SDG 17? Intrinseco nello spirito cooperativo

L’obiettivo 17 fissato dall’Agenda 2030 riassume bene lo spirito cooperativo e l’idea di cooperare tra cooperative, un principio che esiste da più di un secolo – afferma Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna –. È lo stesso spirito che anima Think4Food, un progetto che vede nell’open innovation e nella collaborazione tra soggetti diversi uno strumento fondamentale per portare avanti l’innovazione”.

Nel settore agro-alimentare, questo principio è ancora più importante. Lì, la collaborazione internazionale e il confronto a livello globale possono dare spunti nuovi per innovare a livello locale, ognuno nel proprio territorio.

La cooperazione ha una presenza molto forte in tutti i punti della filiera agroalimentare – continua Ghedini –. Trovare soluzioni creative per innovare il settore è un elemento imprescindibile: le imprese cooperative sono e rimangono legate ai territori, ma l’innovazione vista in ottica internazionale è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità”.

La call di quest’anno di Think4Food affronta inoltre le sfide della pandemia: le trasformazioni imposte hanno coinvolto tutta la filiera cooperativa agroalimentare, dalla produzione, alla distribuzione, al consumo, alla ristorazione. In alcuni casi sono stati accelerati i processi produttivi, in altri casi si sono bloccati, con tutte le difficoltà che questo ha comportato.

“Oggi Think4Food deve rispondere ai cambiamenti degli stili di vita e di consumo – conclude Ghedini –. Ci aspettiamo un contributo di sostanza da parte dei partecipanti, che dovranno reinterpretare l’offerta di servizi, proponendo nuove modalità di produzione agricola, e-commerce, packaging, educazione al consumo, turismo sostenibile… Servono scelte sostanziali di fronte a una prospettiva di sviluppo sostenibile”.

La Fao e-learning Academy come esempio di collaborazione

La nostra parola chiave è collaborazione – afferma Cristina Petracchi, responsabile dell’e-learning Academy della Fao –. Tutto quello che facciamo nasce grazie a un lavoro di rete con diversi partner, tra cui istituzioni governative, la Commissione europea, agenzie Onu allo sviluppo, ong, associazioni, università e attori privati. L’obiettivo chiave è uno: promuovere la sostenibilità a livello globale”.

La Fao e-learning Academy offre la possibilità a chiunque di avere accesso a corsi di formazione a distanza, multilingue e totalmente gratuiti, con lo scopo di sviluppare le proprie capacità e competenze. Tutti i corsi sono allineati con gli SDGs e sono il risultato di uno sforzo comune che coinvolge più di 200 partners nel mondo.

La tematica della sostenibilità è trasversale e riguarda tutti i nostri corsi – spiega Petracchi –. Ciascuno poi ha un focus su un singolo argomento, come la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici, gli investimenti responsabili, la gestione delle risorse naturali e i rischi in agricoltura. Lavoriamo con 8 metodologie diverse, tra e-learning e sessioni in presenza, e organizziamo anche corsi specifici sugli SDGs”.

Impronta Etica, quando le imprese puntano sull’innovazione sostenibile

“È da vent’anni che ci occupiamo di sviluppo sostenibile – racconta Sara Teglia, project manager di Impronta Etica –. La nostra è un’associazione no profit nata per volontà delle imprese stesse, per discutere di impatto sociale e sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La nostra missione è quella di favorire processi di sviluppo e di leadership, con una tensione verso l’innovazione sostenibile”.

Impronta Etica nasce nel 2001, con l’obiettivo di mettere in rete i soci tra loro e con istituzioni nazionali e internazionali, attivando e sviluppando competenze e tematiche. Ora si contano una trentina di soci, tra piccole imprese cooperative e grandi organizzazioni. “La volontà è quella di avere una base sociale diversificata, per permettere un reale scambio di competenze – spiega Teglia –. Mettendo in connessione diverse filiere, ci si confronta con diversi approcci alla sostenibilità”.

Impronta Etica ha un’attività che spazia dalla formazione al networking, dalla ricerca e divulgazione all’organizzazione di progetti europei. “Lavoriamo per far comprendere alle imprese che gli SDGs possono essere integrati nelle loro strategie – afferma Teglia –. Agire su uno significa agire su tutti gli obiettivi: cerchiamo di capire dove l’impresa può avere maggiore impatto e dove può agire in modo più consapevole e profittevole anche per se stessa”.

Tra i temi più caldi in questo momento c’è quello del futuro del lavoro: il lavoro cambierà, e allora come possono fare le imprese ad approcciare le nuove competenze? E poi molto si parla di economia circolare, per indagare le sfide e le opportunità dell’agrifood sostenibile. “In futuro vorremmo realizzare un vademecum di buone pratiche per le imprese, per andare verso gli SDGs”.

In questo contesto, l’obiettivo 17 dell’Agenda 2030 è quello costituente dell’associazione stessa. “La collaborazione è sempre stata il nostro valore fondante – conclude Teglia –. In futuro stiamo lavorando per ampliare la nostra rete: le sfide sono così grandi che da soli non si possono vincere. Bisogna superare la logica individualista, coinvolgendo associazioni e istituzioni in questi processi, per arrivare a modificare e migliorare i territori stessi”.

Ndb, il marketing come strumento per promuovere la sostenibilità

“Il marketing è uno strumento potentissimo, oggi ancora di più con il digitale e i big data, che riescono a targhettizzare le promozioni – spiega Domenico Canzoniero, fondatore di Ndb –. Usare questo strumento a fin di bene, per costruire un futuro sostenibile, è fondamentale”.

Ndb è uno studio di marketing e comunicazione fondato nel 2005, per rispondere al bisogno di dare alla pratica del marketing una visione del futuro in senso sostenibile. In una prima fase, Ndb ha lavorato alla valorizzazione dell’ambientalismo scientifico, mentre successivamente ci si è concentrati sul tema della biodiversità e degli orti urbani. Infine si è trattato il tema della trasparenza, incentivando l’uso della blockchain per migliorare la trasparenza nel settore agroalimentare.

Noi facciamo un tipo di marketing che definiamo ‘consapevole’ – commenta Canzoniero –. Il marketing consapevole vende la speranza di un mondo sostenibile e la rende tangibile. Le nostre azioni e progetti sono tutti orientati a uno o più SDGs. L’obiettivo 17 è uno di quelli fondamentali: non si può fare sostenibilità se non si fa in maniera sistemica, coinvolgendo diversi attori del territorio”.

Lo studio Ndb è impegnato in vari progetti e settori, tutti nel segno della sostenibilità: ciclo dei rifiuti, responsabilità sociale di impresa, hub sul territorio. “Tra le attività più importanti, abbiamo promosso il Green Retail Forum, per mettere sul tavolo il tema della sostenibilità coinvolgendo il mondo del largo consumo – conclude Canzoniero – . È stata una necessità condivisa da tutti: al forum partecipano i grandi retailers, ma anche i piccoli, e in generale tutta la filiera agroalimentare. È necessario ragionare in un’ottica di sistema, per riuscire a ottenere un reale impatto ambientale”.