A Montemorcino, nella città di Perugia, l’inclusione dei migranti “si coltiva”: l’anno scorso è iniziato “Coltiviamo l’integrazione”, un progetto di agricoltura inclusiva promosso dalla Ong (Organizzazione non governativa) “Tamat”, in collaborazione con la Fondazione Ismu, e finanziato dal Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione) del ministero dell’Interno. Uno degli obiettivi principali del progetto e della stessa Ong è sviluppare «un modello innovativo da implementare per rafforzare l’integrazione dei migranti nelle società di accoglienza attraverso laboratori di agricoltura inclusiva». I richiedenti asilo coinvolti nell’orto urbano di Montemorcino provengono soprattutto dai paesi dell’Africa subsahariana: dalla Nigeria al Mali, dalla Guinea Bissau alla Sierra Leone.
“Coltiviamo l’integrazione” dura 30 mesi, ma secondo l’ong sarà necessaria una continuità anche dopo la fine del progetto: «Stiamo testando un piccolo distretto di economia solidale con il Gas (Gruppo di acquisto solidale) che abbiamo attivato a Perugia 3 anni fa. Inoltre, anche se il progetto non lo prevede stiamo valutando la possibilità di avviare una cooperativa sociale», ha affermato il capo progetto Domenico Lizzi. Un’idea di agricoltura accogliente, fuori dalle logiche di sfruttamento, che si mette anche alla prova con sperimentazioni e innovazioni: «oltre a pomodori San Marzano, datterini ed erbe aromatiche – ha detto Lizzi – abbiamo provato a piantare l’okra (una verdura molto diffusa in Africa) a Perugia e ha avuto una produttività che non ci aspettavamo. Un vero mix interculturale».
Foto: Tamat/Facebook