Bucce di cipolle, bacche di Sambuco, fondi di caffè e mosto di Aglianico: sono solo alcune delle materie prime utilizzate per la produzione di coloranti naturali prodotti della startup lucana Pigmento fondata da Miriam Mastromartino quando, nel 2016, in seguito alla reazione allergica causata da un colorante sintetico contenuto nei trucchi per il viso, decide di coinvolgere i fratelli Vincenzo, chimico, e Selena, communication designer, e iniziare a produrre coloranti 100% naturali derivanti dagli scarti agricoli e alimentari. Un ritorno al passato, che fa della sostenibilità ambientale ed economica il suo principio cardine e dell’innovazione tecnologica il valore aggiunto.

L’idea è quella di regalare una seconda vita agli scarti alimentari attivando un meccanismo virtuoso di economia circolare e produzione a scarto zero. Le aziende agricole del territorio, infatti, conferiscono i loro scarti a Pigmento, che paga loro solo i costi di trasporto per la consegna e poi li trasforma in risorsa. Dalle cipolle si ottengono così colori che vanno dal giallo all’arancio, dai fondi di caffè beige e marrone, dalla vinaccia il viola e dalle foglie di spinaci il verde. E i coloranti prodotti sono anallergici, atossici, prive di sofisticazioni, additivi o contaminazioni chimiche, quindi completamente ecologiche.

I coloranti Pigmento sono in polvere o in forma liquida e possono essere destinati all’utilizzo in vari settori: dal tessile alla bioedilizia, dall’alimentare alla cosmesi andando a sostituire i coloranti chimici ricavati spesso da sottoprodotti del petrolio, nocivi per la salute e l’ambiente e soprattutto non biodegradabili. «Abbiamo ideato e prodotto un sogno che sembrava irrealizzabile eper questo motivo abbiamo deciso di realizzare a piccoli passi il progetto in grande, per poter garantire un futuro sostenibile, equo e solidale», dice Miriam Mastromartino spiegando la sua startup.

di Teresa Panzarella

Foto: pagina Facebook Pigmento