Quando il biologico fa bene a tutti, anche a chi soffre di disagio sociale. Rimettere al centro l’uomo dandogli un senso di responsabilità rispetto all’attività che sta svolgendo è alla base della cooperativa sociale agricola “Terraviva” che, ad Arezzo da 8 anni, offre a persone che soffrono di disagio la possibilità di un orientamento formativo e di inserimento lavorativo. L’azienda specializzata in agricoltura biologica è divenuta quindi un’azienda che opera anche nel sociale. «Il biologico riposiziona il sapere al centro del processo tecnologico e ne rende tutti protagonisti», dicono i fondatori di Terraviva. L’ispirazione viene dalla cosiddetta “agricoltura sociale”,«l’insieme di pratiche in cui le comunità locali si fanno carico del disagio sociale e realizzano percorsi di promozione umana e di giustizia sociale mediante il contatto con le piante e gli animali».
Per l’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile sarà necessario, entro quell’anno, promuovere appunto l’inclusione sociale. “Terraviva” cerca di raggiungere l’obiettivo attraverso il metodo di coltivazione biologico, positivo sia dal punto di vista del servizio (soprattutto per quanto riguarda la sicurezza alimentare) sia perché risponde alla crescente domanda di prodotti bio. “Terraviva” ha quindi attivato una rete di sostegno per la distribuzione di frutta e verdura a chilometro zero e ha inserito nel lavoro persone con disagio aprendo un punto in vendita.
di Francesco Mazzanti
Foto: Terraviva/Facebook