Come garantirsi cibo proveniente da filiere biologiche e sostenibili a un prezzo accessibile? A Bologna consumatori e produttori hanno trovato una soluzione unendo le proprie esperienze in “Camilla”: il primo emporio di comunità d’Italia. Si tratta di una bottega dove trovare cereali, legumi, farine, frutta e verdura, ma anche detersivi e cosmesi. Non manca niente insomma, ma c’è una condizione: si può fare la spesa solo se si diventa soci della cooperativa. «Una scelta precisa che ha lo scopo di far sentire come proprio l’emporio e tutto ciò che ci sta intorno, in modo da prendersene cura e contribuire alla sua crescita» racconta Giovanni Notarangelo, uno dei fondatori.
Per un’idea dei produttori dell’associazione “Campi Aperti” e dei componenti del gruppo d’acquisto solidale “Gas Alchemilla”, i soci non sono solo clienti, ma decidono quali prodotti e produttori scegliere e impiegano tempo nella gestione: ognuno svolge un turno di tre ore mensili per mandare avanti la bottega. Questo tipo di esperienza si chiama “Food coop” ed è già diffusa all’estero, tutte derivano dalla capostipite Park Slope fondata a Brooklyn nel 1973 e che oggi conta più di 17mila soci. I prodotti vengono scelti in base alla certificazione di “garanzia partecipata”: non vengono certificati da enti terzi, ma è la stessa comunità a garantire che quel produttore risponde ai criteri richiesti dagli stessi componenti. Sostenibilità ambientale, giustizia sociale, diritto al giusto cibo nel rispetto di un equo compenso del lavoro e sostegno di progetti sociali sono i criteri che stanno a cuore ai soci di Camilla.
di Teresa Panzarella